Sul prodotto tra mcm e MCD di N numeri

È noto che dati due naturali $a$ e $b$ non nulli, il loro prodotto è uguale al prodotto del loro minimo comune multiplo per il loro massimo comun divisore:

$a \cdot b = mcm(a,b) \cdot MCD(n,m)$ (1)

Questa uguaglianza è molto utile ad esempio in informatica, visto che esistono semplici algoritmi per il calcolo del MCD: dati due numeri, quindi, se ne può calcolare il MCD e poi, tramite la (1), il mcm.

Esistono diverse dimostrazioni della (1), facilmente reperibili in rete (a questo link un paio di miei esempi) più o meno interessanti e più o meno semplici.

Meno nota è la seguente generalizzazione della (1). Siano a1,…,aN numeri naturali non nulli; si ha:

$\prod_{i=1}^{N}a_{i} = mcm(a_{1},…,a_{N})\cdot MCD(\frac{1}{a_{1}}\prod_{i=1}^{N}a^{i}, \cdot …, \cdot \frac{1}{a_{N}}\prod_{i=1}^{N}a^{i})$ (2)

che si riduce alla (1) quando si consideri $N=2$.

La dimostrazione della (2) è anch’essa relativamente semplice, a patto di calcolare il mcm e il MCD di N naturali in un modo leggermente diverso da quello usuale (ma ovviamente equivalente, nulla di nuovo sotto il sole).

Dati N naturali $a_{1},…,a_{N}$ non nulli, ciascuno di essi è scomponibile univocamente in fattori primi, alcuni dei quali potranno essere comuni a due o più degli N naturali, altri potranno essere presenti in una sola delle scomposizioni. Sia ora $F = f_{1},…,f_{K}$ l’insieme di tutti i fattori primi presenti in tutte le scomposizioni degli N naturali $a_{1},…,a_{N}$. L’insieme $F$ così definito conterrà tanto i fattori comuni a tutti gli $a_{i}$ quanto quelli non comuni. Ciascuno dei naturali può essere scomposto univocamente come segue:

$a_{i} = \prod_{j=1}^{K}f_{j}^{e_{ij}}, i = 1, …, N$ (3)

in cui alcuni degli esponenti possono essere nulli (corrispondenti a quei fattori usualmente chiamati “non comuni”). Ebbene, dalla (3), possiamo comodamente definire il mcm e il MCD di N naturali come segue:

$mcm(a_{1}, …, a_{N}) = \prod_{j=1}^{K}f_{j}^{\max_{i=1,…,N}(e_{ij})}$ (4)

$MCD(a_{1}, …, a_{N}) = \prod_{j=1}^{K}f_{j}^{min_{i=1,…,N}(e_{ij})}$ (5)

È opportuno osservare che, nel caso uno dei fattori $f_{j}$ non fosse comune a tutti i naturali $a_{i}$, il corrispondente minimo esponente sarebbe 0 (zero) e quindi quel fattore non comparirebbe nella fattorizzazione del MCD, come atteso (nel metodo classico infatti, per calcolare il MCD occorre considerare infatti solo i fattori comuni).

La dimostrazione della (1) mediante le (4) e (5) è banale. Concentriamoci sulla (2).

Calcoliamo quindi, usando la (5), il MCD a secondo membro della (2), cioè:

$MCD(\frac{1}{a_{1}}\prod_{i=1}^{N}a_{i}, …, \frac{1}{a_{N}}\prod_{i=1}^{N}a_{i})$ (6)

In altre parole vogliamo calcolare il MCD di N numeri pari al prodotto di N-1 degli $a_{i}$. L’m-simo numero può essere scritto come segue:

$\frac{1}{a_{m}}\prod_{i=1}^{N}a^{i} = \prod_{j=1}^{K}f_{j}^{\sum_{i=1}^{N}e_{ij}-e_{mj}}$ (7)

Siccome per calcolare il MCD occorre selezionare il minimo esponente, dalla (7) segue che nella fattorizzazione del MCD l’esponente del j-simo fattore $f_{j}$ sarà $\sum_{i=1}^{N}e_{ij}-\max_{i=1,…,N}(e_{ij})$. Pertanto:

$MCD(\frac{1}{a_{1}}\prod_{i=1}^{N}a_{i}, …, \frac{1}{a_{N}}\prod_{i=1}^{N}a_{i})=\prod_{j=1}^{K}f_{j}^{\sum_{i=1}^{N}e_{ij}-\max_{i=1,…,N}(e_{ij})}$ (8)

Applicando le proprietà delle potenze al primo membro della (2) e sostituendo le (4) e (8) al secondo membro della stessa equazione si ha:

$\prod_{j=1}^{K}f_{j}^{\sum_{i=1}^{N}e_{ij}}=\prod_{j=1}^{K}f_{j}^{\max_{i=1,…,N}(e_{ij})} \cdot \prod_{j=1}^{K}f_{j}^{\sum_{i=1}^{N}e_{ij}-\max_{i=1,…,N}(e_{ij})}$ (9)

che è evidentemente vera.

Una utile formula per semplificare il calcolo di integrali definiti di funzioni simmetriche

Sia $f(x)$ una funzione pari, integrabile in $\left [ 0,\alpha \right ]$ e $g(x)$ una funzione tale che $g(-x)=\frac{1}{g(x)}$, $g(x)\neq0$, $g(x)\neq-1$ in $\left [ -\alpha,\alpha \right ]$.

Si può dimostrare che:

$$\int_{-\alpha }^{\alpha }\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=\int_{0}^{\alpha}f(x)dx (1)$$

È una formula molto interessante in quanto permette di semplificare e velocizzare il calcolo di alcuni integrali definiti.

Prima della dimostrazione vediamo qualche esempio.

1. Sia $f(x)=x^2$ e $g(x)=e^x$. In questo caso la (1) diviene $$\int_{-1}^{1}\frac{x^2}{1+e^x}dx=\int_{0}^{1}x^2dx=\left [ \frac{1}{3}x^3 \right ]_{0}^{1}=\frac{1}{3}$$

Fig.1 – Esempio 1: l’area rossa e la azzurra sono equivalenti (entrambe misurano $1/3$)

2. Sia ora $f(x)=x^2+cosx$ e $g(x)=e^{xcosx}$. Abbiamo$$\int_{-\frac{\pi}{2}}^{\frac{\pi}{2}}\frac{x^2+cosx}{1+e^{xcosx}}dx=\int_{0}^{\pi/2}(x^2+cosx)dx=\left [ \frac{1}{3}x^3 +sinx\right ]_{0}^{\pi/2}=\frac{\pi}{24}+1$$

Fig. 2 – Esempio 2: l’area rossa e la azzurra sono equivalenti (entrambe misurano $\pi/24 + 1$)

3. Infine, sia $f(x)=x^2$ e $g(x)=(1+x^2)^x$. La (1) diviene$$\int_{-1}^{1}\frac{x^2}{1+(1+x^2)^{x}}dx=\int_{0}^{1}x^2dx=\left [ \frac{1}{3}x^3\right ]_{0}^{1}=\frac{1}{3}$$

Fig. 3 – Esempio 3: l’area rossa e l’azzurra sono equivalenti (entrambe misurano $1/3$)

Dimostrazione

È un calcolo diretto dell’integrale definito.

$$\int_{-\alpha }^{\alpha }\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=\int_{-\alpha }^{0}\frac{f(x)}{1+g(x)}dx+\int_{0}^{\alpha }\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=$$

$$=\int_{-\alpha }^{0}\frac{f(x)\frac{1}{g(x)}}{1+\frac{1}{g(x)}}dx+\int_{0}^{\alpha}\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=\int_{-\alpha }^{0}\frac{f(x)(\frac{1}{g(x)}+1-1)}{1+\frac{1}{g(x)}}dx+\int_{0}^{\alpha}\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=$$

$$=\int_{-\alpha }^{0}\left [f(x)-\frac{f(x)}{1+\frac{1}{g(x)}} \right ]dx+\int_{0}^{\alpha}\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=\int_{-\alpha }^{0}f(x)dx-\int_{-\alpha }^{0}\frac{f(x)}{1+\frac{1}{g(x)}}dx+\int_{0}^{\alpha}\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=$$

applicando il cambio di variabile $t=-x$ ($dt=-dx$) nel secondo integrale e sfruttando la parità di $f(x)$ nel primo integrale,

$$=\int_{0}^{\alpha}f(x)dx-\int_{0}^{\alpha}\frac{f(t)}{1+g(t)}dt+\int_{0}^{\alpha}\frac{f(x)}{1+g(x)}dx=\int_{0}^{\alpha}f(x)dx$$

e la formula resta dimostrata.

Perché non si può dedurre la proprietà Riflessiva dalla Simmetria e dalla Transitività?

La risposta sintetica è: i quantificatori sono importanti, molto importanti.

La domanda mi è stata posta da studenti che iniziavano a studiare le relazioni di equivalenza. Si domandavano: perché è necessaria la Riflessività? Non può essere dedotta dalla Simmetria e dalla Transitività?

Ricordiamo allora la definizione di relazione di equivalenza.

Dati due insiemi $A$ e $B$, si dice Relazione un qualunque sottoinsieme del prodotto cartesiano $A\times B$. Una relazione può essere definita anche tra elementi di uno stesso insieme $A$: in questo caso, la relazione sarà un sottoinsieme del prodotto cartesiano $A\times A$ ($A^{2}$).

Una relazione $R$ in $A\times A$ è una equivalenza se gode delle proprietà Riflessiva, Simmetrica e Transitiva.

Proprietà Riflessiva (M): $\forall x\in A, (x,x)\in R$

Proprietà Simmetrica (S): $(x,y)\in R \Rightarrow (y,x)\in R$

Proprietà transitiva (T): $(x,y)\in R \wedge (y,z)\in R\Rightarrow (x,z)\in R$

Ora l’argomentazione portata da chi si poneva la questione era: S $\Rightarrow (x,y)\in R\Rightarrow (y,x)\in R$, quindi, applicando la T, $(x,x)\in R$, che sembra proprio la proprietà riflessiva M.

Sembra… Il punto chiave sta nel fatto che né la S né la T garantiscono che tutti gli elementi di A siano legati ad almeno un elemento di A dalla relazione R: manca cioè il quantificatore universale “per ogni” ($\forall$). Quantificatore che è invece presente nella proprietà riflessiva M.

In altri termini, la proprietà riflessiva M – proprio grazie al quantificatore universale “per ogni” ($\forall$) – è l’unica delle tre che garantisce di non lasciare alcun elemento di A fuori dalla relazione R; cosa che non fanno la S e la T.

Vale la pena ricordare che una relazione di equivalenza su un insieme A determina naturalmente dei sottoinsiemi di A, detti classi di equivalenza, che costituiscono una partizione di A. Ebbene, per definizione stessa di partizione, nessun elemento di A può restare escluso.

Chiudo con un esempio. La relazione così definita:

$R:\left \{(m,n)\in \mathbb{Z}^{2} : mn>0\right \}$

è evidentemente simmetrica e transitiva; inoltre quasi tutti gli elementi di $\mathbb{Z}$ sono in relazione $R$ con se stessi. Peraltro la relazione non è riflessiva perché $0\in\mathbb{Z}$ non è in relazione $R$ con se stesso (né con nessun altro elemento di $\mathbb{Z}$).

Per qualunque commento, dubbio o domanda, usate pure la sezione commenti dell’articolo. Grazie. A presto.

RESISTENZA EQUIVALENTE DI UNA CONNESSIONE INFINITA DI RESISTENZE SERIE PARALLELO

In queste poche righe vedremo come si può calcolare la resistenza equivalente della seguente rete costituita da infinite coppie di resistenze connesse in serie e in parallelo:

Indichiamo con $R_{EQ}$ la resistenza equivalente della rete di figura.

Se tagliamo idealmente la rete come indicato dalla linea tratteggiata nella figura sotto, è chiaro che la resistenza equivalente della rete a destra della linea è ancora la nostra $R_{EQ}$.

Abbiamo quindi:

$R_{EQ}=aR+bR||R_{EQ}$,

$R_{EQ}=aR+\frac{bR\cdot R_{EQ}}{bR+{R_{EQ}}}$,

$(bR+R_{EQ})R_{EQ}=aR(bR+R_{EQ})+bRR_{EQ}$ (*)

Con pochi passaggi algebrici e risolvendo l’equazione di secondo grado nella variabile $R_{EQ}$, si ha:

$R_{EQ}=\frac{aR}{2}(1+\sqrt{1+\frac{4b}{a}})$ (1)

Analizziamo brevemente alcuni casi particolari.

  1. $a=0$. In questo caso tutte le resistenze $aR$ sono cortocircuiti, quindi la resistenza equivalente attesa è nulla. Infatti, sostituendo $a=0$ nella (*) si ottiene $R_{EQ}=0$.
  2. $b=0$. In questo caso, tuttel el resistenze $bR$ sono dei cortocircuiti, quindi tutte le resistenze a destra della prima $aR$ saranno cortocircuitate. Pertanto, la resistenza equivalente complessiva è attesa essere $aR$. Infatti, sostituendo $b=0$ nella (1), si ottiene $R_{EQ}=aR$.
  3. Consideriamo infine il caso $a=b\neq0$. Sostituendo nella (1), si ha:

$R_{EQ}=\frac{1+\sqrt{5}}{2}R \cong 1.618R$ (2)

In molti avranno riconosciuto il numero aureo ($\frac{1+\sqrt{5}}{2}$) nella (2). Sembra che sia nascosto ovunque…

Vediamo un altro modo per ottenere lo stesso risultato della (2), che ci fornirà anche una ragione per cui il numero aureo appare nella (2).

Costruiamo la resistenza equivalente ad un passo per volta. Ricordiamo che stiamo calcolando la $R_{EQ}$ nel caso della rete con tutte le resistenze uguali tra loro ($R$)

Al primo step, calcoliamo la resistenza equivalente della rete costituite solo dalle prime due resistenze:

$R_{EQ,1}=2R=\frac{2}{1}R$

Al secondo step, aggiungiamo una coppia di resistenze (una in serie, l’altra in parallelo):

$R_{EQ,2}=R+R||2R=R+\frac{2R^{2}}{3R}=\frac{5}{3}R$

Al terzo step, aggiungiamo un’altra coppia di resistenze (una in serie, l’altra in parallelo):

$R_{EQ,3}=R+R||(R+R||2R)=R+R||\frac{5}{3}R=R+\frac{(\frac{5}{3}R^{2})}{\frac{8}{3}R}=R+\frac{5}{8}R=\frac{13}{8}R$

È evidente che stiamo ottenendo la seguente successione:

$\left \{R_{EQ,n}\right \}=\left \{ \frac{2}{1}R, \frac{5}{3}R, \frac{13}{8}R, \frac{34}{21}R, … \right \}$

Questa successione ci ricorda la successione di Fibonacci:

$f_{n}=\left \{ 1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,… \right \}$

Infatti:

$\left \{R_{EQ,n}\right \}=\left \{ \frac{f_{2n+1}}{f_{2n}}R \right \}$ (3)

Ora, poiché la successione (3) è una estratta della $\left \{ \frac{f_{n+1}}{f_{n}}R \right \}$ (i.e. la successione dei rapporti dei termini consecutivi della successione di Fibonacci) che tende al numero aureo, si ha:

$R_{EQ}=\lim_{n}R_{EQ,n}=\lim_{n}\frac{f_{2n+1}}{f_{2n}}R=\lim_{n}\frac{f_{n+1}}{f_{n}}R=\frac{1+\sqrt{5}}{2}R$,

che coincide con la (2).

Cinematica e dinamica della caduta di un grave: un problema classico

Problema

Un uomo di 60 kg si tuffa in una piscina da un trampolino da 10 m.

Supponendo che​​ parta da fermo, cioè di​​ trascurare il suo​​ slancio,​​ calcolare​​ la sua velocità quando raggiunge l'acqua.

Trovare​​ la forza media che l'acqua esercita sull’uomo, se si ferma a 5 metri​​ di profondità.

Fig.1

Nella figura​​ è stato scelto un​​ sistema di riferimento​​ e l'origine​​ (O) è stata fissata a livello dell'acqua. Poiché il movimento avviene lungo una sola direzione (direzione verticale),​​ è necessario​​ solo un'asse​​ verticale,​​ il​​ tradizionale asse​​ "y", sul quale è stata​​ scelta​​ la freccia verso l'alto come orientamento positivo dell'asse: questo significa che tutte​​ le grandezze vettoriali​​ dirette​​ verso l'alto saranno​​ positive​​ mentre​​ quelle​​ dirette​​ verso il basso saranno negative.

Supponiamo,​​ visto​​ che non è​​ accennato​​ nel​​ testo​​ del problema, che​​ l’attrito​​ dell’aria sia trascurabile. Questa ipotesi, utilizzata in tutti i corsi di fisica di base, semplifica​​ molto​​ la soluzione del problema.

Il moto può essere diviso in 2 parti:

1. Moto nell'aria

2. Moto nell'acqua

Quindi, divideremo​​ anche​​ la soluzione del problema in 2 parti.

 

PARTE​​ 1: MOTO​​ NELLARIA

Per prima cosa, cerchiamo di stabilire​​ quali forze agiscono sull’uomo in caduta.​​ Poiché​​ trascuriamo​​ l’attrito​​ dell'aria,​​ l'unica forza che agisce sull'uomo è la gravità, cioè il peso dell'uomo (fig. 2).

Il peso è approssimativamente costante se​​ il moto avviene in prossimità della superficie terrestre, quindi la legge di Newton assicura che l'accelerazione sarà costante: g

W=mg=-mgy^

Di conseguenza​​ il moto sarà​​ uniformemente​​ accelerato,​​ con​​ accelerazione

g=-9.81ms2y^

Essendo il moto unidimensionale​​ (lungo​​ y) –​​ per semplicità​​ di​​ notazione​​ –​​ eviteremo l’utilizzo della notazione vettoriale​​ (y^)​​ a meno che non sia strettamente necessaria.

Fig.2

La legge oraria è:

y=y0+v0t-12gt2

In cui:

y0=h=10m,v0=0,g=9.81ms2

Quindi:

y=h-12gt2

Ponendo​​ y=0​​ (livello dell’acqua),​​ possiamo ricavare l’istante di tempo in cui l’uomo tocca l’acqua:

0=h-12gt2  

 

t= 2hg

(1)

In​​ un moto uniformemente accelerato,​​ la relazione velocità-accelerazione è:

v=v0+at

In cui​​ v0=0.​​ Pertanto,​​ dalla​​ (1):

v=at=gt= g2hg= 2hg2g=

=​​ 2gh=14ms

 

PARTE​​ 2: MOTO​​ IN​​ ACQUA

La forza media esercitata dall'acqua sull'uomo è - per definizione - una forza costante che ha lo stesso effetto della forza reale dell'acqua, che​​ fa​​ fermare​​ l'uomo a 5 m sotto l'acqua.

Quindi,​​ calcoleremo la forza​​ costante​​ che​​ riesce a​​ fermare​​ l'uomo alla profondità di​​ 5m.

Fig. 3

Di nuovo, cerchiamo di stabilire​​ quali sono le forze agenti sull’uomo in acqua. Egli​​ è sottoposto all’azione di​​ 2 forze (fig. 3):​​ il suo peso​​ W​​ e la forza costante dell'acqua​​ F, che può essere scritta (in notazione vettoriale) come segue

W=mg=-mgy^

F=Fy^

La legge della dinamica di Newton può essere scritta come segue:

W+F=ma

E, siccome sia il peso che la forza dell’acqua sono costanti,​​ anche l’uomo si muoverà con accelerazione costante.

Siamo quindi di fronte ad un​​ moto uniformemente decelerato,​​ con velocità iniziale:

v0=-14msy^

Di nuovo, il moto avviene in un’unica direzione​​ (y), perciò eviteremo la notazione vettoriale​​ (y^)​​ a meno che non si renderà necessaria.

Le equazioni spazio-tempo (legge oraria) e velocità-tempo sono:

s=s0+v0t+12at2v= v0+at

In cui​​ s0=0,​​ v0=-14ms​​ (diretta verso il basso),​​ l’accelerazione​​ a​​ è incognita ma diretta verso l’alto visto che l’uomo si arresta.

Occorre risolvere le equazioni precedent con​​ v=0​​ (l’uomo si ferma)​​ e​​ s=p=-5m.​​ Occorre quindi risolvere

-5=-14t+12at20=-14+at

Dalla seconda equazione si ottiene​​ at=14.​​ Sostituendo nella prima si ha:

-5=-14t+142t  

  t=0.71s

Risostituendo​​ t=0.71s nella seconda equazione si ottiene

a=19.61ms2,

diretta verso l’alto.

Tornando alla legge della dinamica di Newton, abbiamo:

W+F=ma

mg+F= ma

F= ma -mg

F= ma -mg=ma -g=

=60kg19.6ms2--9.81ms2y^=

=60kg×29.41ms2y^=1765Ny^